La motosega è un attrezzo che unisce, almeno a Terni.
Se c’è infatti una continuità nell’azione di governo della città è quella sul taglio degli alberi, pini marittimi soprattutto. Che sono stati abbattuti sia sotto giunte di sinistra, sia sotto la giunta di destra e, ora, sotto la giunta di Alternativa Popolare. La motosega è sempre pronta. È un dato di fatto. Non è una polemica, è una considerazione. Non ci sono soldi per manutendere gli alberi quindi, in presenza di una situazione di ipotizzato rischio, l’amministratore di turno non si assume alcuna responsabilità e dà il via libera al taglio. Noi che faremmo al loro posto? Rischieremmo la galera se quell’albero dovesse cadere giù?
Il casus specifico è quello del bellissimo pino di corso Tacito che questa mattina è stato sezionato e straziato fino all’ultimo ago. Non c’è rimasto più niente. Hanno spazzato via anche le rose che ornavano l’area. C’è rimasta l’aiuola. Un mucchietto di terra arsa dal sole.
LA PERIZIA
“La ragione correlata a valori così bassi del fattore di sicurezza allo scalzamento della zolla è da ricondurre con ragionevole grado di certezza alle difficili condizioni pedologiche della stazione, che agiscono come fattore limitante allo sviluppo dell’apparato radicale – scrive il perito – Per completezza di informazione si riferisce che le prove allo scalzamento della zolla sia con sistema dinamico che con sistema statico, dovrebbero essere effettuate il più vicino possibile al colletto, condizione che nel caso di specie a seguito della presenza dell’aiuola
non è stato possibile rispettare. Volendo quindi effettuare ulteriori approfondimenti strumentali si ritiene imprescindibile rimuovere l’aiuola ed il relativo terreno per ripetere tutte le prove poste in essere a livello del colletto. Si valuta comunque che le risultanze ottenute siano da ritenere egualmente valide nell’ottica di minimizzare i rischi per la pubblica incolumità. Considerati gli elevati livelli di frequentazione dell’area da parte di persone, la presenza di esercizi commerciali e di edifici nell’intorno, si valuta come assolutamente elevata la vulnerabilità dell’area. In relazione ciò parimenti elevato è il livello di rischio correlato alla presenza dell’esemplare arboreo, in quanto assolutamente gravi sarebbero gli effetti correlati ad un suo schianto anche parziale. Si significa quindi che la presenza dell’albero non si valuta compatibile con le caratteristiche del sito in questione assegnando l’esemplare alla Classe di Propensione al Cedimento D.”
Secondo il perito, dunque, sarebbero stati opportuni approfondimenti alla base ma, comunque, le risultanze in possesso sono da ritenere ugualmente valide. L’albero non era malato ma rappresentava un fattore di rischio tanto che lo stesso perito scrive: “. Per quanto attiene gli aspetti correlati alla stabilità fisico-meccanica dell’individuo arboreo non si segnalano particolari criticità riconducibili a condizioni di immediato pericolo per
la pubblica incolumità. Tra i principali difetti nel portamento si rilevano però l’inclinazione del fusto con torsione delle fibre e la presenza di branche eccessivamente protese in direzione laterale con rilevante presenza di seccumi sparsi. Eccessiva la densità della chioma e diffusa la presenza di rami sottomessi potenzialmente a rischio di schianto. Alla luce delle prove resistografiche e tomografiche non si evidenzia la presenza di particolari fenomeni di decadimento dei tessuti legnosi”.
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