C’è una proposta di legge di Pro vita e famiglia, dal nome “Un cuore che batte” che intende integrare uno degli articoli della Legge 194 del 1978 che ha regolamentato in Italia la pratica dell’aborto.
La proposta di Pro vita vuole introdurre il comma 1-bis all’articolo 14 della Legge, contenente “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. La proposta vuole aggiungere che: “Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza” ai sensi della legge, “è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.
Poiché il bimbo nel grembo materno non ha voce, potrà evidenziare la sua presenza alla mamma con il battito del proprio cuoricino – sostiene Pro vota – Non solo è una proposta a difesa del più debole, ma anche una opportunità della Donna di, consapevolmente, valutare anche ai sensi delle scelte di cui all’art 5 della L. 194/78, la possibilità di opzioni differenti dall’aborto, che, comunque resta autorizzato e consentito come da Legge
In questi giorni si è speso in favore di questa proposta di legge anche il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Francesco Antonio Soddu.
“Sono a condividere con voi – ha scritto il vescovo – l’opportunità di aderire alla Campagna di raccolta firme alla proposta di legge di iniziativa popolare “UN CUORE CHE BATTE”, sulla legge 194/78.
La finalità è quella di accrescere la consapevolezza della donna affinché possa decidere più liberamente e più consapevolmente se ricorrere o no all’aborto. Il suo senso è aiutare la donna a rendersi conto che ciò che ha nel grembo non è un “grumo di cellule” ma una persona umana. Per l’esattezza, la persona di suo figlio.
È un fatto che, laddove questa pratica sia stata adottata, il numero degli aborti è crollato drasticamente. Si tratta di un provvedimento che quindi dovrebbe trovare il favore di chiunque sostenga di avere a cuore le donne e la natalità”.
Entro il 7 novembre dovranno essere raccolte 50 mila firme. A Terni, si può firmare allo “sportello del cittadino” in via Roma, aperto tutte le mattine, escluso il sabato, dalle ore 9 alle ore 13, e il martedì e il giovedì pomeriggio, dalle ore 16,30 alle ore 17,30.
Questo potere riconosciuto ai cittadini di dare avvio al procedimento legislativo è un istituto di “democrazia diretta”. Nella prassi si è rivelato però un potere limitato che non garantisce ai presentatori l’esame parlamentare della loro proposta. Gli organi parlamentari, infatti, non hanno l’obbligo di pronunciarsi sulle proposte di iniziativa popolare e neanche esistono meccanismi che garantiscano forme significative di priorità procedurale.
L’unica garanzia di esame è data dai regolamenti parlamentari. In particolare l’art. 74, Reg. Sen. impone alle competenti Commissioni l’avvio dell’esame dei progetti di legge di iniziativa popolare ad esse assegnati entro e non oltre un mese dal deferimento; mentre l’art. 24, Reg. Cam. si limita a riservare una parte del tempo disponibile all’interno del calendario dei lavori dell’Assemblea.