Il libro è frutto della voglia di Stefano Bufi, ingegnere con esperienze di politico e di amministratore, di fissare la storia della propria famiglia, una necessità che si fa forte in tantissimi, in un momento della vita, quando non si è più giovanissimi. Più facile a dirsi che a farsi e spessissimo tutto rimane nel cassetto delle buone intenzioni. Non per Stefano però perché quel cassetto lo ha aperto prima timidamente, poi ha messo in fila le foto deli suoi cari e subito dopo, a cascata, gli si è aperto il rubinetto dei ricordi. E della voglia di scriverli.
Ma adesso vanno ascoltate proprio le parole di Stefano Bufi, le sue motivazioni: “Negli ultimi anni avevo in testa un’idea: quella di scrivere sulla mia famiglia, perché sono convinto che ogni storia familiare vada raccontata, anche se la maggior parte delle famiglie non ha vissuto storie eccezionali – è infatti il caso della mia famiglia – né abbia annoverato tra i suoi membri personaggi eccezionali – è ancora il caso che mi riguarda.
Però ogni storia familiare è fatta di episodi, di vicende che tratteggiano un’epoca, un costume, una società: e ricordarle, e così tramandarle, significa coltivare una memoria che è sì privata, ma che diventa automaticamente pubblica, perché sotto e accanto alle vicende familiari private scorre la grande storia pubblica.
Così ho raccolto una serie di documenti che avevamo in casa io e mio fratello Maurizio, e che giacevano dimenticati in qualche cassetto, parlo di carte, lettere, fotografie e attraverso questo materiale ho raccontato alcune vicende della famiglia.
Da questi documenti deriva anche il titolo del libro, perché l’odore della carta è appunto quello dei vecchi documenti.
Da questo materiale ho cercato di scrivere non un mero elenco cronologico di persone, fatti e accadimenti, bensì una sorta di “memoir” scritto – mi si perdoni l’ardire- come una sorta di romanzo storico, che spero sia avvincente e accattivante. Un racconto attraverso il quale, come accennavo prima, si può leggere tutta la storia del novecento e che è costituito da storie vere, fatti realmente accaduti o comunque ricostruiti con aderenza alla realtà.
Io parto infatti da come i miei bisnonni materni Boscherini e Marini siano arrivati a Narni e di come vi fosse radicata viceversa la famiglia paterna Bufi, nei primi anni del novecento; racconto la vita di Filippo Ubaldi, zio di mamma, il generale Ubaldi, a Narni un personaggio, militare di carriera che va volontario il Libia, poi fa la Prima Guerra Mondiale sul fronte dell’Isonzo, poi va nella colonia africane, poi la Seconda guerra Mondiale in Jugoslavia, per essere infine fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’otto settembre e fare due anni e mezzo di campi di prigionia in Germania.
Racconto la vita di mio nonno Boscherini, che, malato di tubercolosi, scrive delle lettere bellissime alla moglie e alle figlie dai sanatori dove era ricoverato.
Un capitolo è dedicato ad una storia d’amore vissuta da mia mamma ventenne durante gli anni ’40
Racconto poi storie della Seconda Guerra Mondiale che riguardano due miei parenti, infine cerco di descrivere l’Italia del primo dopoguerra attraverso la storia dei miei genitori.
Nel libro ci sono anche dei cenni autobiografici, il primo capitolo spiega come io sono arrivato a scrivere questo libro, l’ultimo narra una serie di mie vicende personali, legate al ruolo della famiglia, e conclude passando il testimone della memoria, in senso ideale, alle generazioni future, in questo caso alla mia nipotina Caterina, oggi nove anni, alla quale il libro è dedicato.
È stato un lavoro anche di ricerca, perché io sono andato a vedere di persona alcuni dei luoghi dove si sono svolte le vicende narrate nel libro, e racconto di questi sopralluoghi che sono stati per me una sorta di viaggi a ritroso nel tempo.
Ma scrivere questo libro è stato per me un viaggio all’indietro, un riappropriarsi della memoria, e anche un proiettarla verso il futuro, dalla quale esperienza io sono uscito indubbiamente diverso e arricchito.
Il libro è adesso in pubblicazione e uscirà nelle librerie ai primi di giugno e durante il mese di giugno saranno fatte delle presentazioni, a Narni, a Terni e a Roma.
Intanto l’editore Bertoni ne ha stampate alcune copie in anteprima e le ha portate al Salone del Libro di Torino dove sono esposte nel suo stand e dove domenica 12 alle ore 18.30 l’autore, cioè il sottoscritto, fa il “firmacopie” delle prime copie vendute.
Nel frattempo, dato che la mia passione per la scrittura credo di poter dire sia autentica e forte, sto lavorando ad un secondo libro. Anche questa è una storia realmente accaduta che io racconto, una storia in questo caso molto attuale, contemporanea, molto intensa e forte, e è una storia di respiro europeo. Conto di finire il libro entro quest’anno e di farlo uscire nel 2025.