L’Unione Nazionale Vittime reati violenti ha incontrato ieri a Roma i sottosegretari alla giustizia, Jacopo Morrone e all’interno, Nicola Molteni. Al centro dell’incontro le questioni relative alla legge 122 sul risarcimento per le famiglie che hanno subito vittime per reati violenti.
“E’ stato avviato un primo confronto – afferma l’avvocato Massimo Proietti, uno dei legali dell’associazione – con il nuovo governo dopo che con il precedente esecutivo avevamo superato la questione del limite di reddito della vittima”. Ricorderete il caso specifico di David Raggi, ucciso a Terni a marzo del 2015, che, secondo la legge 122, guadagnava troppo (13.500 euro l’anno) rispetto al limite fissato che era di 11.500 euro per poter accedere al fondo risarcimenti. Quel limite è stato superato. E questa è stata una conquista da parte di UNAVI.
“Adesso con il nuovo governo vanno però trovati ulteriori adeguamenti di natura finanziaria ovverosia le coperture finanziarie e va superato il limite del risarcimento alle famiglie.”
In base alla norma vigente chi è rimasto vittima di un delitto il cui autore è rimasto sconosciuto oppure non ha sufficienti risorse per risarcire la famiglia (come nel caso Raggi) ha diritto ha un risarcimento di 7.200 euro.Chi è vittima di femminicidio a 8.000 euro e 4.800 euro per le violenze sessuali.
“Non si possono considerare queste cifre un equo indennizzo – sostiene l’avvocato Proietti – e da parte degli esponenti del governo c’è stata un’ampia disponibilità a superarle.E’ stato un incontro importante.”
Questa battaglia per l’equo indennizzo è partita proprio da Terni , dall’avvocato Proietti e poi è stata fatta propria dall’UNAVI. Nel luglio del 2017 la cancellazione del limite di reddito per accedere al fondo risarcimenti, caso sollevato per l’omicidio di David Raggi.
QUI LA NOTIZIA
https://terninrete.it/Notizie-di-Terni/vittime-di-reati-violenti-salta-il-limite-di-reddito-410384
“Per l’omicidio di David Raggi siamo in attesa della decisione del Tribunale civile di Roma – ricorda l’avvocato Proietti che assiste la famiglia – la causa è a sentenza.” La causa civile è stata intentata contro la Presidenza del consiglio perché lo Stato italiano non ha adempiuto a una normativa europea che impone agli stati membri la creazione di un fondo per le vittime di reati violenti.
“Quando lo Stato italiano, giustamente – sottolinea l’avvocato Proietti – ha deciso di recepire la direttiva europea ha anche stabilito di risarcire tutti coloro che avevano subito danni, dal 2005 ad oggi, è chiaro che a quel punto, nonostante i 31 milioni di euro messi a disposizione del Fondo, lo Stato non poteva che distribuire poche migliaia di euro a ciascuna famiglia.Il problema grosso è questo.”
E non solo questo. “Abbiamo la necessità di far passare il criterio della determinazione, non una cifra simbolica buttata lì così che non è ancorata ad un criterio secondo cui viene liquidata una somma, come ad esempio la provvisionale stabilita in sede penale o che comunque rispetta un minimo di dignità perché 7.200 euro li possiamo considerare un semplice rimborso spese.”
All’incontro con i due sottosegretari, oltre l’avvocato Proietti erano presenti anche la presidente dell’associazione, Radaelli, la sua vice, Pagani-Raccagni e l’avvocato Lissoni.