“Noi abbiamo perso la guerra perché dopo aver vinto tante battaglie ad un certo punto ci misero i bastoni tra le ruote e abbiamo perso la guerra. Le battaglie le portiamo avanti nella speranza che , essendoci tanti ragazzi puliti, perché vedo come rispondono quando si parla; nella speranza che i cittadini onesti, e sono tanti, la smettano di essere indifferenti a quelle cose che succedono, si ribellino a quello che non va e, allora, probabilmente, riusciremo a vincere questa battaglia per sempre”.
Lo ha detto, tra l’altro, nella intervista che ci ha rilasciato, il generale dei carabinieri, Angiolo Pellegrini,una vita spesa a combattere la mafia in Sicilia. Il generale è stato a Terni, sabato scorso, per presentare il suo libro “Noi, gli uomini di Falcone”.
Il generale Pellegrini è uno dei pochi uomini che furono protagonisti di una stagione terribile e irripetibile, ancora in vita, uno degli uomini che ha segnato la storia della guerra alla mafia costata la vita a decine di servitori dello Stato.
Il generale Pellegrini, infatti, ha collaborato con il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, con il giudice Rocco Chinnici, con il commissario Beppe Montana, con il commissario Ninni Cassarà , con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Tutti uccisi da “Cosa Nostra”.
Allora, Pellegrini, era un capitano dei carabinieri ed era conosciuto da tutti (anche dai suoi più acerrimi nemici) come “Billy the Kid”.
“Potevamo arrestarli tutti – scrive nella sua testimonianza – mafiosi e pezzi infedeli dello Stato ma qualcuno, ai piani alti , sul più bello, si è tirato indietro”. Dunque, ecco perché il generale afferma che la guerra, loro (noi tutti n.d.r.) l’hanno persa. Perché tanti valorosi servitori dello Stato , in questa guerra, ci hanno rimesso la vita e perché non si è voluto condurla fino in fondo, fino alla vittoria.
Abbiamo chiesto al generale Pellegrini se, dopo la morte di Totò Riina cambi qualche cosa nelle gerarchie della mafia:”non cambia nulla – risponde il generale – la mafia palermitana ha già trovato il suo successore, la mafia non rimane senza capo, il capo c’è e non da oggi.”
In mattinata c’era stato l’incontro con gli studenti degli istituti medi superiori di Terni. Ogni istituto ha mandato una propria rappresentanza, in un gremitissimo Palazzo Gazzoli.
Merito dell’iniziativa è di Angelo Fortunati che l’ha organizzata in collaborazione con l’ANCRI, l’associazione nazionale dei Cavalieri al merito della Repubblica Italiana”.
Sul palco, alle spalle di Pellegrini e Fortunati, campeggiava un bellissimo ritratto di Falcone e Borsellino, opera del pittore Massimo Bigioni.