Ottiene una buona top 10, Danilo Petrucci, che nella prima delle due uscite sulla pista di Aragon ha dovuto inaspettatamente lottare con i problemi della sua Ducati, andata in crisi con tutti i piloti a causa delle temperature troppo basse (che invece erano state un vantaggio nello scorso appuntamento a Le Mans).
Sin dal venerdì, dalle parti di Borgo Panigale è stato chiaro che sarebbe stata una sofferenza: tutte le Ducati in pista (dagli ufficiali Petrux e Dovizioso, ai Pramac Miller e Bagnaia, fino al piccolo team satellite Avintia, con Zarco e Rabat) non sono riuscite a stare tra i primi dieci, e sono state quindi costrette a disputare la Q1 (la prima sessione di qualifica, in cui i peggiori delle prove si giocano i primi due posti per accedere alla Q2 e dare la caccia alla pole position). In questa situazione difficile Danilo ha fatto il massimo, conquistando la prima posizione in Q1 anche grazie al traino del compagno Andrea Dovizioso. L’episodio ha innervosito il pilota di Forlì, che si gioca il mondiale e che ha perso l’accesso al Q2 proprio a causa di Petrux e dell’altra Ducati di Jack Miller: al rientro ai box, Dovi (che partirà solo 13°) ha lanciato violentemente i propri guanti in uno scatto di rabbia che testimonia il suo grande nervosismo. In Q2 Danilo ha poi ottenuto l’8° posto, qualificandosi come seconda migliore Ducati, dietro a Jack Miller (5°).
Dopo le qualifiche Dovizioso non ha risparmiato critiche a Danilo, con cui ha sempre avuto un rapporto amichevole: «Io ho un buon rapporto con Danilo, però oggi mi ha fatto girare le p… Lui può fare quello che vuole e non è andato fuori dalle regole. Però, per il rapporto che c’è e per la quantità di cose che ho fatto per lui negli ultimi anni, fare il tempo a tutti i costi dietro di me quando non hai il passo vuol dire rubare il mio tempo. Per la situazione in cui stiamo vivendo – che lui conosce benissimo – e dato che mi sto giocando il campionato, mi aspettavo un comportamento diverso, soprattutto perché l’ho tirato tre volte» ha dichiarato ai microfoni Sky, rincarando la dose nella successiva conferenza stampa: «Da un persona intelligente come Danilo non immaginavo che ci fosse bisogno che la Ducati dicesse qualcosa. Quello che scoccia me è che quando tu ti comporti bene in generale e fai del bene perché ci tieni serve che in cambio arrivi qualcosa. Non che devi farmi arrivare davanti, ma non è stato un bell’atteggiamento e non è la prima volta: è una delusione soprattutto umana. Non fraintendetemi, ma secondo me non ha pensato bene alla situazione in cui si trova con me».
Dal canto suo, Petrux si è giustificato dicendo «Mi dispiace che Dovi non sia riuscito a passare la Q1, ma non abbiamo ricevuto alcun ordine. Io ho usato le mie armi: qui ho una moto che paga 10 km/h sul dritto, mi serviva una scia e mi spiace che me l’abbia data proprio Andrea. Se Ducati mi avesse dato un ordine lo avrei rispettato, ma nessuno mi ha chiesto nulla. Mi spiace che Dovi si sia arrabbiato, voglio parlare con lui. Corro per me stesso, devo cercare di trarre il massimo da quello che ho, mi dispiace che in questo caso sia stato Dovizioso a farne le spese».
Al contrario della Ducati, in crisi nera, il circuito spagnolo di Aragon sembra aver rivitalizzato le Yamaha: davanti a tutti si è piazzato nuovamente Fabio Quartararo, che ha preceduto di 46 millesimi Maverick Viñales. Quarto Franco Morbidelli, che è sembrato competitivo sul passo gara, mentre è assente la Yamaha 46 di Valentino Rossi, trovato positivo in settimana al Coronavirus. A completare la prima fila un ottimo Cal Crutchlow (3°), che al rientro dall’infortunio dimostra sessione dopo sessione la reale competitività della Honda, a digiuno di risultati nella prima parte di stagione a causa della mancanza dell’inglese e soprattutto del campione del mondo Marc Marquez (ancora impegnato a recuperare dal brutto infortunio rimediato nella prima gara dell’anno). Sesta posizione per il secondo in classifica generale, Joan Mir (Suzuki), il cui obiettivo è finire davanti a Quartararo per recuperare gli appena 10 punti che li separano.
(Giulio Sacco)