Per troppo tempo è stato osteggiato per le sue idee. Finalmente, giorno dopo giorno, viene riscoperta la grandezza di Geppino Micheletti, medico triestino, che la vita aveva “sbarcato” a Narni. E c’era arrivato dopo che la furia dei comunisti titini si era abbattuta sulla sua famiglia, uccidendogli i suoi due figli in un attentato dinamitardo. Si era ritirato a Narni, aveva mandato avanti praticamente da solo l’ospedale civile senza tante storie, operando un rinnovamento giorno dopo giorno, traghettandolo sino alla modernità. Aveva pagato milioni di lire in medicine a chi non aveva soldi nel più puro disinteresse.
Di lui però per decenni non si era ricordato nessuno sino a quando Simone Cristicchi, il cantante-attore, non ne aveva fatto una storia, portata in tutti i teatri. Poi è stato un susseguirsi. Sia a Trieste che, molto sommessamente, a Narni: in Umbria non c’è stata la voglia nemmeno di intitolargli l’ospedale, che non ha un nome. Una lapide per merito della famiglia Di Loreto è stata posta in una aiuola proprio sotto l’Ospedale ed un ibiscus, giovane, come i figli strappati alla vita di Geppino, ne vuole fare memoria.
Il ricordo in Senato di oggi pomeriggio, vi hanno partecipato il vicesindaco Alessia Quondam ed il parroco don Sergio Rossini, ne fa parziale ammenda.
L’evento si è tenuto nell’aula capitolare del Senato ed è stato propiziato dal Senatore e medico Guido Quintino Liris (L’Aquila) con il patrocinio del Comune di Narni,