Il 13 gennaio 2015 la malavita a Terni ha compiuto un salto di qualità, in quanto a ferocia. Infatti non era mai accaduto prima che un furto in una abitazione si trasformasse in un omicidio. E’ quanto successo in strada Santa Maria Maddalena, al civico 46. La signora Gabriella Zelli Listanti, vedova, madre di due figli, era appena rientrata in casa, poco prima delle ore 19, quando si è trovata difronte una o due persone che nel frattempo avevano messo a soqquadro la casa in cerca di soldi e gioielli, una delle quali l’ha colpita all’addome con la canna di un fucile procurandole gravi lesioni interne che la condurranno alla morte dopo pochi minuti.
LA NOTIZIA APPENA ARRIVATA
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QUALCHE ORA DOPO SI DELINEA IL FATTO
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Per quel delitto bestiale ancora nessun colpevole. Non solo, sulla vicenda incombe il rischio della archiviazione.
“Purtroppo si, è vero – conferma l’avvocato Marta Giansanti, del Foro di Roma, che difende e assiste i figli di Gabriella Zelli Listanti, Cesare ed Emiliano -l’ha richiesta il Pubblico Ministero presso il tribunale di Terni, Raffaele Iannella, in quanto gli elementi non stati reputati idonei a sostenere una accusa in giudizio; anche perché all’esito di una richiesta che era stata fatta , di applicazione della custodia cautelare in carcere, il GIP aveva rigettato tale richiesta”.
Circa un mese dopo l’omicidio di Gabriella Zelli Listanti , durante una operazione di polizia vennero arrestate 10 persone, secondo gli inquirenti, fra queste persone c’era (c’erano) l’assassino (gli assassini) della signora Gabriella. Sembrava imminente l’individuazione degli autori dell’omicidio, poi, però, il Tribunale della Libertà, nel giro di poche settimane rimise in libertà tutti gli indagati. 4 delle persone arrestate hanno comunque trascorso un periodo nel carcere di Terni e costoro furono intercettati dalla polizia penitenziaria. Secondo l’avvocato Giansanti da quelle intercettazioni sono emerse prove fondamentali: “questi soggetti si sono inviati messaggi fra di loro in cui fanno espresso riferimento al delitto commesso in danno della signora Zelli; gli imputati sono 4 – aggiunge l’avvocato Giansanti – si inviano messaggi che soltanto chi ha commesso una certa azione può capire”.
E l’avvocato Giansanti spiega anche i contenuti di questi messaggi:”uno dei 4 si rivolgeva a quelli dell’altra cella con su scritto – non parlare della vecchia , oppure il fucile da caccia è nel campo; la vecchia non può che essere la signora Zelli e il fucile non poteva che essere il fucile che è stato utilizzato per uccidere in questa casa e poi – aggiunge la Giansanti – uno rivolto a un altro diceva – certo che ci vuole fegato per ammazzare, come hai fatto ad uccidere la vecchia e continuavano a parlare di questa vecchia che hanno ucciso mentre mangiavano, mentre facevano altre attività; mi sembra che solo per questo, questo procedimento non possa essere archiviato”.
“Io ritengo – aggiunge l’avvocato Marta Giansanti – che questi delitti vadano assolutamente puniti , non si parla abbastanza degli anziani che, insieme ai bambini, sono la parte più debole della società e vanno assolutamente tutelati perché non accada assolutamente mai più che una donna rientrata in casa si trovi davanti due belve feroci che utilizzando la canna di un fucile la colpiscono al livello dello stomaco e si ritrovi a morire dopo 15 minuti di agonia, una donna strappata alla famiglia che conduceva una vita limpidissima e rispettabilissima”.
Concludendo , l’avvocato Giansanti riconosce che il lavoro svolto dai carabinieri è stato encomiabile: “le prove che ci sono – ribadisce – sono sufficienti e il lavoro fatto con le intercettazioni non lascia spazio alle interpretazioni; comunque, se necessario ricorreremo in Cassazione e chiederemo al GIP Tordelli, nell’udienza che ci sarà a breve, o la prosecuzione delle indagini o che costringa il PM a formulare una imputazione coatta