Narni in festa per il patrono San Giovenale. Cattedrale gremitissima per il pontificale del vescovo, Mons. Giuseppe Piemontese.
Una celebrazione che rinnova la grande devozione dei narnesi per il patrono della città e il messaggio di solidarietà, unità e amore di san Giovenale. Forte è stato il richiamo del vescovo Piemontese alla concordia nella chiesa e nella società civile, in un cammino di fede verso l’accoglienza e solidarietà sull’esempio di san Giovenale, cristiano proveniente dall’Africa e divenuto defensor civitatis, pastore che si prende cura di tutto il popolo e che invita ad essere testimoni cristiani nel mondo di oggi: «La cattedrale gremita non manifesta solo la devozione per il santo patrono – ha detto il vescovo Piemontese nell’omelia – ma rinnova l’unione dell’antico e valoroso popolo narnese, credente e devoto, il rafforzamento della identità cittadina, che ha le sue radici nell’azione civile e pastorale del santo vescovo Giovenale. Questa città ha costruito la propria identità civile e religiosa, nel nome di san Giovenale e ha da sempre, nei giorni della festa, organizzato manifestazioni per esprimere e trasmettere la propria ricchezza culturale, religiosa, tradizionale, folkloristica e civile. La preoccupazione che manifesto a governanti, amministratori e persone sensibili è che di tanta ricchezza non rimanga solo l’involucro, cioè una festa senza il santo, una manifestazione di puro folklore estetico. A voi e a noi l’onore e l’onere di custodire lo spirito di questa festa che ha in san Giovenale e nel suo messaggio, il padre, patrono, maestro, pastore, difensore della civitas. Giovenale annuncia il Vangelo, invita a credere e a seguire Gesù, ad abbattere gli idoli pagani, l’idolatria, insegna la fede, incoraggia ad abbracciare il progetto di amore di Gesù, testimoniato nell’attenzione e nella cura dei malati, dei poveri, dei bisognosi, dei deboli».
Un invito all’unità e alla concordia, quello del vescovo Piemontese, valido in ogni epoca, e ancor più oggi, in un tempo di grandi individualismi ed egoismi nelle questioni della società, e della fede che richiedono l’impegno di tutti «Amministratori, responsabili vari della cosa pubblica, preti, vescovi a promuovere le strade della concordia, delle fraterne intese e della pace tra la gente, anche mettendo a rischio la nostra vita, sull’esempio di Gesù e di san Giovenale.
Anche ai nostri giorni, in un clima particolarmente di sospetto, di chiusura e di strisciante xenofobia, la nostra comunità ha il dovere di promuovere la cultura dell’accoglienza per una legge del contrappasso, in una forma di restituzione per quanto ha ricevuto dal suo Santo, venuto dall’Africa. Egli certamente non era ricco di risorse materiali, ma di amore.
Non veniva alla ricerca di benessere materiale, ma per la condivisione della esperienza cosmopolita di Roma e della fede ivi professata da Pietro. Giovenale non è stato visto come portatore di minacce alla sicurezza civile, ma si è inserito nella società del tempo ed ha contributo alla elevazione culturale, religiosa e civile delle popolazioni in mezzo alle quali era venuto a trovarsi».
Al termine della celebrazione è seguita la processione per le vie del centro di Narni con il busto di san Giovenale, accompagnato dalla rappresentanza del corteo storico in costume d’epoca, dai sacerdoti della forania di Narni, dalle autorità cittadine e fedeli. Davanti al palazzo comunale, nella piazza cuore e teatro della vita civile, sulla quale si affaccia la tribuna da cui hanno parlato oratori illustri tra i quali è annoverato san Bernardino da Siena, il vescovo Piemontese ha rivolto il suo augurio alla città: «Ogni epoca deve portare il suo contributo di ricchezza alla civiltà e identità di un popolo, in continuità e ad integrazione delle ricchezze materiali, morali e spirituali, che i padri ci hanno tralasciato. San Giovenale continui ad essere al centro del vostro affetto e dei vostri pensieri, nella difesa di questa città e della sua civiltà, rappresentata dalla bontà e nobiltà dei cittadini e dalle numerose chiese ed opere d’arte, simboli del profondo sentimento cristiano della vostra società».
La processione si è conclusa in chiesa con la solenne benedizione finale.