Sandro Corsi si è dimesso dalla carica di vice presidente dell’assemblea regionale del Partito Democratico.
Lo ha fatto con una lettera molto dura in cui contesta al partito “un garantismo alla carta” , utilizzato per solo per gli amici mentre ci si traveste da Torquemada inflessibili quando si tratta dei nemici (interni ed esterni).
E’ un problema che riguarda il PD e tutta la sinistra quello di una “cultura genuinamente garantista”.
LA LETTERA DI SANDRO CORSI
Nell’ultima direzione regionale ho rimarcato la personale, sincera vicinanza verso gli indagati nell’augurio di chiarire le loro rispettive posizioni già in sede di interrogatorio di garanzia ottenendo magari,su valutazione del giudice o successivamente nel riesame,la remissione delle misure cautelari.Cio’e’ stato per Luca Barberini,che dovrà affrontare indubbiamente i successivi giudizi e ne sono felice per lui,la sua famiglia e per quei pochissimi(da decenni) e sparuti veri garantisti nella sinistra sia regionale che nazionale.Con ciò non tocco di un nulla il doveroso quanto importante e meritorio lavoro che la magistratura requirente sta facendo anzi ho valutato non opportuna né produttrice di alcuna positività politica, né credo per altro, la conferenza stampa della presidente Marini e questo rispetto credo di averlo dimostrato in percorsi già noti.No,voglio solo con ormai quarantennale ostinazione ribadire l’inviolabilità ,per tutti,del principio costituzionale (art27) secondo cui un imputato,qualunque esso sia,non è colpevole sino alla sentenza.E’ il metro che ho usato,pubblicamente, in tante situazioni,Tortora,Del Turco,Penati,Marino.. sia che riguardassero il PD sia altre forze vicine od opposite o comuni cittadini ed in ciò “confesso”di essere anche un sostenitore del partito Radicale e di Radio Radicale che in questi giorni subisce la perdita del suo grande e colto fondatore Massimo Bordin. La magistratura sia requirente che giudicante ha bisogno,per far bene ed autonomamente il proprio giusto lavoro, che la politica,nell’equilibrio dei poteri,mantenga alta la sua dignità e non utilizzi essa,non la magistratura,gli avvisi di garanzia e le notizie connesse al percorso giudiziario per colpire nemici esterni o interni esibendo un garantismo “alla carta” ovvero assoluto per i propri prossimi o trasformandosi in truculenti Torquemada accusatori (Salvini,Di Maio..) contro nemici esterni o interni e magari può accadere che a distanza di poco tempo non vi sia stata la giusta difesa politica di atti politici,sempre in Umbria,semplicemente perché connessi ad inchieste.Il tema vero e’,in Italia come in Umbria,la ri-edificazione di una etica pubblica che viene prima della politica e riguarda tutti noi cittadini,pubblici ufficiali,professionisti,politici anche ecclesiastici ed e’ insipido che qualcuno si atteggi a novella ed aitante Giovanna d’Arco senza l’indubbia e verginea castità della “pulzella d’ Orleans”ma simigliando alla più trasformistica Maga Mago’ di Disney (il riferimento è ad Anna Ascani, ndr) e indubbiamente avanti “nuove generazioni ” ma formate alla politica come servizio non a noti esempi di incoerente arrivismo.Con questo sarebbe assurdo negare le responsabilità nelle scelte politiche sia nei meriti che negli errori ma su ciò son gli elettori che debbono esprimersi nelle naturali scadenze elettive ed in Umbria con un PD che avrebbe dovuto dimostrare di aver capito,da prima dell’inizio inchiesta,la necessità di una rivoluzione in se per essere dalla parte davvero degli ultimi,degli attesi profili di salute e buona amministrazione e probabilmente, e forse giustamente, saremmo stati comunque sconfitti ma non per la dovuta azione della magistratura ma perché si è amministrato male.Ed è in ragione di questa annosa vacuità di cultura genuinamente garantista e libertaria che certo ha dimostrato per ultimo il segretario Zingaretti e parimenti Renzi con Marino ma che riguarda anche tanta a noi cara sinistra e che porta troppo spesso ad un amorale ed interessato utilizzo di questioni morali e giudiziarie che ho comunicato le mie dimissioni da vicepresidente regionale del PD dell’Umbria ma non certo dal PD per continuare una battaglia civile di cultura riformista.