“La vicenda nuovo stadio di Terni-clinica privata, insomma la querelle tra l’assessore regionale alla sanità Coletto e Bandecchi, il patron della Ternana calcio, consegna alle amministrazioni di centrodestra del territorio un monito e un auspicabile metodo di lavoro per il futuro.”
Così il coordinatore comunale di Fratelli d’Italia di Terni Marco Celestino Cecconi in una propria nota.
“La prima delle due questioni è forse la più importante di tutte, perché, se non è chiaro che cosa questa esperienza ci insegna, le soluzioni eventualmente messe in campo non centreranno mai l’obiettivo. Si tratta di marcare davvero, oppure no, quella discontinuità rispetto alle amministrazioni di sinistra del passato che rappresenta il mandato principale di cui le amministrazioni attualmente in carica sono state investite dagli elettori: discontinuità rispetto ad uno storico strabismo che ha visto sempre concentrare su Perugia risorse, infrastrutture, centri direzionali, centri di cultura e chi più ne ha più ne metta, a scapito degli interessi dell’area ternana, normalmente svenduti o quantomeno sottovalutati.
Qui non è questione di vittimismo, lamentele, rivendicazioni a vuoto. Non è questione di riprendersi qualcosa da Perugia per restituire a Terni un po’ del maltolto, no, niente di tutto questo. È più che legittimo, prosegue Cecconi, che un imprenditore come Bandecchi si dichiari pronto ad investire risorse importanti per il nuovo stadio, a fronte della possibilità di realizzare (ancora una volta con investimenti propri) un’operazione economicamente sostenibile e redditizia come quella della clinica privata con cento posti-letto, convenzionata con la sanità pubblica, che è al centro della discussione. Più che legittimo. Molto meno legittime sono invece le obiezioni mosse da Coletto in prima battuta, ben poco mitigate dalle sue stesse tardive e parziali rettifiche.
In base al riparto nazionale-regionale dei posti letto convenzionabili – come ha detto in pratica Coletto – l’Umbria ha già raggiunto il tetto massimo consentito, con i suoi 400 posti letto privati convenzionati, tutti presenti nel perugino? Bene, qui nessuno vuole togliere nulla a nessuno: che i 400 posti letto restino pure dove sono, nelle mani dei privati a cui appartengono. Qui si tratta di capire che – nonostante il depauperamento di uomini e mezzi, personale medico e paramedico sotto organico, interi reparti iper strategici ridotti al lumicino – l’ospedale di Terni continua ad essere estremamente attrattivo ben oltre fuori-confine e di fatto, esplode. Qui si tratta di capire l’ovvio: ovvero, che un rafforzamento della sanità sul territorio, peraltro così tanto auspicata ad ogni livello a fronte della pandemia, è un arricchimento per l’intera regione quale che sia il territorio in cui il potenziamento avviene. Qui si tratta di capire che se Terni ottiene un’opportunità in più, se ne avvantaggiano il pil e la qualità dei servizi dell’Umbria intera.
Quanto al come fare – la lezione sul metodo di lavoro che bisognerebbe trarre da questa faccenda – no, assessore Coletto, non dovrà mai essere qualche ternano con il cappello in mano a fare un solitario “viaggio della Speranza” (è il caso di dire) per andare ad elemosinare qualcosa a Roma. Se è ben chiara la prima faccenda – se non vogliamo somigliare al peggio delle vecchie amministrazioni di sinistra e tradire così la fiducia degli elettori che ci hanno scelto – sarà bene, primo, che le istanze ternane siano considerate a Perugia come proprie. Dopo di che, sarà tutto più facile: anche comprendere che, in una situazione come questa, per centrare l’obiettivo – ovvero, chiedere ed ottenere per l’Umbria cento posti letto in più allocati a Terni – non dovrebbe essere così difficile mettere a sistema l’omogeneità politica tra un partito di governo come la Lega e i vertici delle amministrazioni locali ternana e perugina. Non è questione di lobbing, conclude il coordinatore comunale di Fratelli d’Italia, è questione di utilizzare un canale privilegiato per rappresentare interessi legittimissimi di un’intera comunità. Se vince Terni, cresce tutta l’Umbria: se di questo ci volessimo convincere una buona volta, sarà più facile anche decidere chi deve andare a Roma da chi, a fare che, a chiedere che cosa.”