Non lo condiziona il fatto che fosse ternano il presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, Torquato Secci. Gilberto Cavallini, 67 anni, l’ex terrorista neo fascista dei NAR condannato all’ergastolo ieri, dopo quasi 40 anni, dalla Corte di Assise di Bologna, resta a Terni dove si trova in regime di semi libertà, da circa due anni. In pratica dorme nel carcere di vocabolo sabbione ma può uscire e venire in città dalle ore 8 alle ore 22.
Cavallini ha trovato lavoro presso una cooperativa che ha sede nel centro di Terni dove svolge mansioni di contabilità.
Sulla sua permanenza a Terni Cavallini ha dichiarato all’ANSA: “è una questione molto delicata, Terni è un centro piccolo e qui evito di espormi. Lo faccio perché non voglio offendere nessuno ma non mi voglio sentire neanche ostracizzato.”
Torquato Secci nella strage del 2 agosto perse il figlio Sergio, 24enne, una delle 85 vittime accertate.
Cavallini ha ribadito: “ho pagato e sto pagando per ciò che ho fatto, non posso farlo per ciò che non ho fatto. Vado avanti per cercare di portare a galla la verità. In questa fase posso solo esprimere cordoglio ma non è un’ammissione di colpevolezza. Al pari di tutti gli italiani sono indignato per quanto accaduto ma anche per quello che sta accadendo a me.”
“Non ho da chiedere perdono a nessuno per quanto accaduto a Bologna il 2 agosto 1980 – ha dichiarato in aula.”
Secondo i giudici bolognesi fu lui a ospitare in casa sua, i terroristi che poi avrebbero eseguito materialmente l’attentato ovverosia Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini già condannati in via definitiva all’ergastolo. Mise a disposizione l’auto con la quale i tre raggiunsero Bologna e procurò loro anche documenti falsi.