Federico Piovaccari, nella foto, uno degli ultimi ad arrendersi a Venezia
La situazione già complicata si è fatta ancor più difficile dopo la sconfitta di Venezia dove non si può dire che la squadra non sia stata ordinata in alcuni frangenti, ad esempio prima del gol del vantaggio degli arancioneroverdi, ma che ancora una volta è ricaduta nei soliti errori che hanno caratterizzato l’intero campionato dei rossoverdi.
Anche a Venezia, infatti, solito gol da calcio d’angolo, lasciamo stare che la decisione di Aureliano non sta né in cielo né in terra, ma ormai di lui conosciamo limiti e difetti che gli impediranno una brillante carriera, con il solito giocatore avversario lasciato libero di colpire di testa senza problemi. E uno come Domizi non si fa certo pregare per sfruttare l’occasione al meglio.
Non è possibile che ogni volta, o quasi, che il pallone spiova in area di rigore si provi la sensazione che possa accadere di tutto.
Al Penzo, poi, la Ternana ha messo in mostra purtroppo un altro limite ovvero quello di andare ad una velocità decisamente diversa rispetto agli avversari che per di più hanno mostrato un’aggressività decisamente superiore a quella dei rossoverdi.
Insomma, sembrava essere il Venezia la squadra in fondo alla classifica e che cercava disperatamente di rimediare alla tremenda posizione giocando con il ” sangue agli occhi “, con la carica giusta su ogni pallone. E non è stato difficile constatare come sul portatore di palla rossoverde arrivassero subito due o tre giocatori di Inzaghi complicando la giocata allo stesso.
Questione di mentalità e di capacità di interpretazione della partita stessa e della particolare situazione di classifica. Si, ci può stare la tensione per l’ultimo posto, che il pallone scotti tra i piedi e che complichi la giocata ma almeno che si tiri fuori l’orgoglio, la rabbia e la volontà reagire alle avversità della stagione.
Una squadra, poi, che si deve salvare deve essere compatta, unita con giocatori disponibili ad aiutare il compagno che ci mette tutto quello che ha in corpo ma che per evidenti limiti magari non fa la giocata giusta. E troppo spesso, invece, si sono visti giocatori rimproverare il compagno per non aver effettuato il giusto passaggio o per non aver scelto la giocata giusta. Nella Ternana, è bene ricordarlo a tutti, non esistono fenomeni che possano cambiare da soli l’esito di una partita per cui solo se tutti fanno il proprio dovere, umilmente senza cercare la giocata ad effetto e senza la presunzione di risolvere la partita da soli si può vantare qualche chances in più per invertire una tendenza incredibilmente negativa.
Non ci è piaciuta, infatti, la continua ricerca del tiro dalla lunga distanza scelta da diversi rossoverdi che non ha portato ad alcun effetto positivo se non quello di aver gettato al vento l’opportunità per creare un pericolo al portiere avversario.
Sicuramente De Canio che sta cercando di apportare, anche se di tempo non ne ha avuto tanto, qualche modifica al modo di stare in campo, e qualche effetto positivo lo si è visto anche se i risultati non sono stati confortanti, e siamo certi che la sua insoddisfazione per la prova di Venezia si ripercuoterà sul gruppo che, pur in mezzo a limiti strutturali, non dovrà più sbagliare a livello di interpretazione dell’incontro.
Le parole, i luoghi comuni come ” con il lavoro dobbiamo venirne fuori ” non bastano più ormai a 14 giornate dalla fine del campionato. Dedizione, spirito di sacrificio dentro e fuori dal campo solo le parole chiave per tentare di venire a capo di una situazione che appare complicatissima.
Il messaggio finale di De Canio, tecnico serio e preparato, a Teleterni ” Spero di portare almeno la squadra ai play-out e ci salveremo ai play-out ” lancia un messaggio di ottimismo che deve convincere tutti a credere, squadra per primo a patto, però, che cambi modo di stare in campo e di affrontare le partite, che l’impresa è ancora possibile.