È stata intitolata al giudice Maurizio Santoloci, scomparso nel gennaio 2017, la Sala Convegni di Arpa Umbria in via Carlo Alberto dalla Chiesa a Terni.
Santoro i è stato uno dei maggiori esponenti di diritto, di lotta ai crimini ambientali e contro gli animali, di difesa della natura. Magistrato di Cassazione, con funzioni di Giudice Unico Penale, ha insegnato tecnica di polizia giudiziaria ambientale e procedura penale operativa.
Ha coordinato la sottocommissione strategico-operativa della Commissione Ecomafia del Ministero dell’ambiente presieduta dall’allora Ministro Edo Ronchi. È stato vice presidente nazionale del WWF Italia e direttore dell’Ufficio Legale nazionale della LAV (Lega Antivivisezione), membro della Commissione per la revisione del Testo unico e dell’Osservatorio sui crimini ambientale.
Santoloci è stato anche autore di più di 30 pubblicazioni sulle tematiche del diritto ambientale adottate da pubbliche amministrazioni e scuole di polizia.
A Terni, dove era molto apprezzato anche per le sue doti umane, aveva seguito come gip alcune delle vicende giudiziarie più gravi degli ultimi anni.
“Vogliamo ricordare chi aveva iniziato e aveva fatto già molto per la formazione in campo ambientale, ha affermato il direttore di Arpa Umbria Luca Proietti, così abbiamo proposto alla famiglia di intitolare al giudice Santoloci questa sala per lasciare un ricordo per gli anni a venire e la famiglia ha accettato in maniera entusiasta questo nostro invito”.
Insieme alla targa all’ingresso della sala c’è anche un ritratto del giudice Santoloci accanto al quale la la figlia Valentina tracciato il profilo professionale, ma soprattutto umano del padre, ringraziando tutti i presenti per la loro partecipazione e vicinanza.
Durante la breve, ma sentita cerimonia, la presidente della Regione Donatella Tesei ha avuto definito il giudice Maurizio Santoloci “un faro in materia di diritto dell’ambiente, in momenti storici anche particolari, dove la normativa sull’ambiente era monca” ed ha ricordato come le sentenze del magistrato abbiano fatto “giurisprudenza sull’interpretazione di norme a volte un po’ farraginose e soggette a varie interpretazioni”.