Dopo che si era visto negare dalla Direzione del carcere di Terni la possibilità di svolgere colloqui intimi con la moglie all’interno della stanza dell’affettività istituita ad aprile nella struttura di Sabbione, un detenuto ha fatto reclamo all’Ufficio di sorveglianza che ha accolto la sua istanza concedendo gli “intimi” richiesti in base alla sentenza 10 del 2024 della Corte costituzionale.
Il rifiuto del carcere era stato motivato anche perché il recluso campano ristretto nella sezione alta sicurezza 3, nel 2023 era stato trovato in possesso di un telefono cellulare. E la moglie è risultata figlia di un uomo “inequivocabilmente inserito in vicende di criminalità organizzata, anche insieme al genero”. Incontri che, senza il controllo “visivo e auditivo”- secondo la direzione della casa circondariale, avrebbero potuto rappresentare un elemento di criticità.
Contro quella decisione, assistito dall’avvocato Francesco Mattiangeli, il detenuto ha presentato reclamo all’Ufficio di sorveglianza di Spoleto e il magistrato Fabio Gianfilippi lo ha accolto.
Oltre a sottolineare la buona condotta del detenuto nei mesi successivi al ritrovamento del telefono, nei quali aveva anche conseguito il diploma di maturità, nella sua ordinanza il magistrato aggiunge come lo stesso intrattenga già colloqui con la moglie, controllati a vista dal personale del carcere.
“Se una comunicazione illecita dovesse essere trasmessa all’esterno tramite il familiare – si legge nell’atto – ciò potrebbe accadere già con i colloqui ordinari”. E in relazione ai colloqui intimi, “il familiare e la persona detenuta sono sottoposti ai controlli e alle perquisizioni nei limiti indicati dalla legge”.
In definitiva per il magistrato di sorveglianza “consentire i colloqui ordinari e non quelli intimi, compromette l’esercizio di un diritto e non sembra innalzare in misura proporzionata il livello di sicurezza che si garantisce”.
Sempre nel carcere di Terni già un altro detenuto era stato autorizzato a colloqui intimi.