“Quella di Benvenuto Cellini è stata una vita al limite di qualsiasi cosa, al limite della morale, al limite di ogni immaginabile ed inimmaginabile cosa”.
Così il segretario generale della Società Dante Alighieri Italia Alessandro Masi che ha scritto il libro “Vita maledetta di Benvenuto Cellini”, presentato all’Archivio di Stato di Terni.
Dopo l’introduzione della direttrice Letizia Salvatori e’ intervenuta la presidente del Comitato di Terni della Società Dante Alighieri Anna Rita Manuali, quindi il professor Masi che ha anche illustrato gli strumenti originali utilizzati da Cellini per le sue opere.
“Cellini resta uno dei geni assoluti dell’arte italiana del Rinascimento, ha detto Masi, il grande padre dell’orificeria italiana. Bisogna ricordare, infatti, che se noi abbiamo una grande tradizione orafa la dobbiamo a Cellini, così come la grande tradizione della fusione in bronzo. È stato capace di fondere il Perseo che è un’opera enorme di due metri ed oltre che sta a piazza della Signoria a Firenze. Fu una realizzazione di grande perizia che soltanto per la sua bravura riuscì a realizzare”.
Ma lei come l’ha conosciuto?
“Cellini è stato un incontro casuale perché viene dopo il libro di Giotto e quello di Masaccio. Mi ha affascinato innanzitutto il racconto della sua vita perché siamo di fronte a uno dei più singolari usi dell’italiano volgare dopo Dante, dopo Vasari, che riesce a parlare una lingua molto simile alla nostra, l’italiano parlato di oggi. Inoltre c’è da dire che è la prima biografia al mondo che un artista abbia realizzato sulla propria vita. Non abbiamo altre autobiografie prima di quella di Cellini. Poi verranno tutte le altre, ma Cellini è stato un antesignano anche in questo, a raccontare tutta la sua vita”.
L’evento culturale è stato arricchito dalle letture dell’attore Stefano de Majo