DI MARCO C. CECCONI (*)
I progetti, intrecciati in tante diverse traiettorie, che puntano alla riqualificazione ed al rilancio della nostra città (dalle eccellenze del verde pubblico o storico-architettoniche, come la Passeggiata o Villa Palma, ad un’impiantistica sportiva di punta, come un nuovo stadio o il nascituro palazzetto) disegnano un quadro che va governato all’insegna di una visione d’insieme, piuttosto che subire il traino di proposte più o meno estemporanee, procedure non chiare e magari cariche di incognite e tranelli: rischi sempre in agguato quando le necessità di evidenza pubblica, le norme e i regolamenti incontrano gli interessi e l’iniziativa dei privati, ai quali comunque vanno sempre srotolati tappeti rossi. Quello che serve, insomma, è una visione di governo del territorio che ne sappia a monte individuare le gerarchie e le priorità e su queste concentrare l’attenzione e gli sforzi, senza farsi dettare l’agenda dal caso o dal momento, senza forzare le regole, ma anche senza rinunciare o sprecare neanche un euro o uno spunto di creatività propositiva che possano arrivare dal mondo dell’impresa, senza scambiare però il privato per un Babbo Natale al quale promettere l’impossibile per ottenere intanto doni a destra e a manca.
È un approccio (fin troppo ovvio e doveroso a Terni come altrove) che più che mai nel nostro territorio deve valere innanzitutto per la questione-sanità: questione che, se mai ce ne fosse stato bisogno, ha svelato tutta la sua strategicità ma anche tutte le sue fragilità proprio negli ultimi anni, sull’onda di emergenze che hanno solo confermato come il re fosse già nudo da troppo tempo.
Che la questione-sanità chiami in causa (come tante altre) un più generale approccio politico-culturale prevalente nella nostra regione, sempre troppo sbilanciato a danno di Terni e del suo territorio, ce l’ha confermato per ultimo anche la nota vicenda della clinica privata a firma-Bandecchi. Una proposta, quella del patron della Ternana, che ha semplicemente scoperchiato il vaso di Pandora, riproponendo quell’idea incancrenita e miope di pseudo “equilibrio” in base alla quale per Terni non ci dev’essere mai niente. Una vicenda paradigmatica, e non solo per questo. Chi avrebbe dovuto farsi carico, a monte, di contrattare per l’Umbria un incremento dei posti-letto che consentisse uno spazio per strutture private anche nel sud della regione senza nulla togliere all’intoccabile capoluogo? Chi avrebbe dovuto, comunque, agganciare l’iter di valutazione del ‘progetto Bandecchi’ alla sussistenza di quello spazio, a monte e non a babbo morto? Chi ha legittimato una procedura che poi, nelle stesse sedi istituzionali, è stata considerata non-corretta? Il ‘pacchetto stadio-clinica privata’ esiste ancora così come l’imprenditore l’aveva costruito e il pubblico l’aveva infiocchettato, oppure è stato disintegrato per sempre e, anzi, non avrebbe mai dovuto essere confezionato così? Qualcuno l’ha usato magari come una bomba ad orologeria? E chi finirà allora sotto le macerie? La politica, l’impresa, la Ternana, lo stadio, il progetto di clinica, magari il ‘riequilibrio’…? Il paradigma sta tutto qui: quando la politica intreccia gli interessi del privato per convergere sugli interessi più generali di un territorio e di una comunità, le mani del manovratore – il pubblico, le istituzioni – devono essere ben salde sul volante, i processi vanno governati e non subiti, la visione deve essere ben chiara, i ruoli ben distinti, la trasparenza dev’essere totale, le promesse devono essere legittime e quindi mantenute, le priorità devono essere ben fissate.
La priorità delle priorità, per quel che riguarda la sanità a Terni, oggi in tutti i casi – al netto di quel che accadrà sul fronte delle cliniche private – è senza dubbio l’ospedale pubblico: centinaia e centinaia di posti-letto sicuri, questi sì, in un nuovo ospedale di Terni, per il quale le coperture ci dovrebbero essere già tutte, le procedure non dovrebbero riservare né sorprese né tranelli, le aspettative del territorio sono altissime tanto quanto la necessità di superare storiche carenze e intollerabili sovraffollamenti. Un nuovo ospedale di Terni, quindi, per il quale mani ben salde sul volante dovranno garantire che non ci siano incomprensibili ritardi e non si sprecherà né un euro né un contributo progettuale, mettendo a sistema tutte le risorse disponibili, avviando con tempestività le procedure giuste per accedere a queste risorse e farle planare ‘a terra’ nel minor tempo possibile. Sperando che, nel frattempo, la politica impari una buona volta a considerare l’imprenditore come una straordinaria risorsa, senza trattarlo come un Babbo Natale al quale raccontare bugie in attesa di doni a destra e a manca.
(*) coordinatore comunale Fratelli d’Italia – Terni