“Il calvario di una famiglia, e anche il pellegrinaggio di Gianluca, oggi ha la sua meta ultima e definitiva. Dal 10 luglio scorso, giorno dell’incidente, tutti i componenti della famiglia Menichino, insieme agli amici e ai colleghi di Gianluca, hanno sperato, pregato, invocato la misericordia del Signore e accompagnato Gianluca nelle varie fasi di interventi medici e cure varie. Ma tutto si è concluso con la morte il 9 gennaio.
Le nostre preghiere non sono state ascoltate; anche quelle che, insieme agli operai, avevamo rivolto al Signore nella messa di natalizia nelle acciaierie.
Di fronte alla morte, prematura e tragica di Gianluca, come di ogni persona, che ci sta a cuore, gli interrogativi si affollano pressanti e la fede diventa vacillante. Ognuno si dà una qualche risposta che possa suonare conforto al dolore e sostegno alla vita che deve continuare.
Oggi, con il nostro dolore, ci rivolgiamo a Gesù, che per Gianluca e tutti noi in questa messa, rinnova la sua morte per aprirci alla prospettiva della risurrezione e della vita nuova. E Gesù ci risponde con la Parola di Dio che è stata proclamata. Vogliamo aprire orecchie e cuore per accogliere il messaggio di speranza.”
Lo ha detto Mons. Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni nell’omelia durante i funerali di Gianluca Menichino che si sono svolti questa mattina a mezzogiorno nella chiesa di Campomaggiore.Menichino aveva 35 anni.
Presenti, in chiesa, fra gli altri, la vice presidente della Camera dei deputati, Marina Sereni, il senatore Gianluca Rossi, il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, il Prefetto, Paolo De Biagi, il questore, Antonino Messineo. AST era rappresentata da Tullio Camiglieri, addetto alle relazioni istituzionali.
Chiesa stracolma di parenti, amici, colleghi di lavoro di Gianluca che hanno portato a spalla la bara.
“Ora siamo avvolti nella tristezza del distacco, forse nella rabbia per quanto è successo – ha aggiunto nell’omelia il vescodo di Terni – sì, sono troppi gli incidenti sul lavoro e sono una enormità gli oltre mille morti sul lavoro nel 2017 in Italia. Anche se il lavoro è frutto e conseguenza del peccato, non può trasformarsi in strumento di morte. E’ già tanta l’usura e la degenerazione progressiva della persona a causa della fatica. Ma non si può restare indifferenti di fronte ad un uomo, anche uno solo, che perda la vita per qualsiasi causa sul lavoro, fonte di sostentamento, di dignità umana e di santificazione cristiana.
Per la festa di san Valentino,quest’anno abbiamo voluto richiamare l’attenzione dei cittadini sul tema del lavoro in relazione alla famiglia e ai giovani. Nel mese di novembre scorso tutta la Chiesa italiana si è radunata a convegno a Cagliari per riflettere sulla situazione insostenibile della disoccupazione e l’urgenza primaria di porvi rimedio, indicando anche prospettive e buone prassi. Solo nella Provincia di Terni, più di 600 giovani nel 2016 sono espatriati in cerca di lavoro.
Rinnoviamo l’invito a quanti hanno responsabilità politiche, civili e sociali, ad adoperarsi perché si creino condizioni di giustizia sociale tali da consentire a tutti un lavoro dignitoso, e inoltre si faccia quanto è umanamente possibile perché non si ripetano tali morti assurde.
In questo momento – ha concluso Mons. Piemontese – di fronte a tanto dolore per il fratello e amico, stroncato in giovane età, vogliamo anche cogliere il messaggio sulla preziosità della vita, da custodire con cura e attenzione, da non sciupare in azioni spericolate o in scelte nocive per la propria e altrui salute. E soprattutto comprendere che la vita è meravigliosa e ci è stata affidata dal Creatore per un fine nobile e per la nostra e altrui gioia e soddisfazione”.