Conoscere è fondamentale per contrastare pregiudizi e paure che vengono cavalcati da movimenti fascisti per dividere i lavoratori che tendono sempre più ad escludere anziché includere “l’altro”. È necessario uno sguardo lucido sui fenomeni migratori e del loro impatto sul territorio. Per questo l’Ires Cgil Umbria ha realizzato uno studio che evidenzia come l’Umbria e la provincia di Terni abbiano vissuto dal 2015 un calo demografico significativo. A livello provinciale, infatti, la popolazione residente è scesa dalle 231.525 unità del 2014 alle 228.218 del 2017 mentre l’incidenza della popolazione straniera sul totale è rimasta pressoché stabile. Significativo anche il dato sugli espatri: coloro che si sono trasferiti all’estero dalla provincia di Terni sono saliti dai 101 del 2011 ai 629 del 2016 (1.228 in tutta l’ Umbria). Un dato che, secondo la Cgil deve far riflettere soprattutto perché ad andarsene sono nella grande maggioranza dei casi giovani scolarizzati e formati.
“In questo quadro preoccupante, aggravato dalla crisi economica che ancora attraversa l’ Umbria – hanno osservato Mario Bravi presidente dell’Ires Umbria e Valentina Porfidi Porfidi della segreteria provinciale – l’immigrazione, ben lontana da quell’ idea di invasione sbandierata da chi vuole strumentalizzare la realtà, rappresenta l’unico freno ad uno spopolamento ancora più forte e al progressivo invecchiamento della popolazione che nel nostro territorio è superiore alla media nazionale e regionale”.
“Troppo spesso si tende a spingere verso gli ultimi lo stato di crisi in cui versa la società, ha sostenuto il segretario della Cgil di Terni Attilio Romanelli, mente sono proprio loro a rappresentano un valore aggiunto in un territorio come quello ternano che ha sofferto e soffre ancora e non è più attrattivo né per le imprese né per i giovani”.