“È stata un’emozione incredibile. È successo tutto in tempi molto lunghi ma anche estremamente molto brevi perché quella chiamata è arrivata il giorno primo prima e io ero appena tornata dal mare”.
Così Martina Nasoni racconta a Silvia Toffanin , a Verissimo, la chiamata dall’ospedale, improvvisa, per l’intervento al cuore. Era il 20 agosto.
“Ho pensato, questo è un regalo che Martina si deve fare, quindi, prendiamo su tutto il coraggio e affrontiamo questa cosa”, ha aggiunto Martina.

LA MALATTIA
“Io e mia madre soffriamo di cardiomiopatia ipertrofica – racconta Martina – avevo 12 anni e mi dissero che per la mia sicurezza era necessario mettere un pacemaker, e questo ha creato die muri con tutti quelli che circondavano. Quando sei piccola è difficile spiegare ai tuoi compagni quello che stai vivendo. Tante volte le persone non hanno avuto il giusto tatto nonostante io fossi una bambina. È lì che la mia spensieratezza è venuta a mancare. Per esempio amavo la danza, ma a un certo punto non riuscivo più a ballare, mi si annebbiava la vista, mi girava la testa”.
Martina racconta poi che “i medici hanno abbreviato i tempi, hanno deciso di porre fine a questa malattia prima del dovuto, hanno voluto darmi una vita migliore, già da adesso, a 27 anni”. Da qui la decisione, con la sua approvazione, ovviamente, di affrontare il trapianto di cuore. “Io non pensavo che la mia vita potesse cambiare così tanto. È stato incredibile. Ricordo molto bene come ho salutato il mio vecchio cuore. È stato un momento molto intenso , un po’ come se stessi salutando mio figlio, gli ho chiesto anche scusa perché avrei voluto portarlo con me anche nelle vicende che sarebbero arrivate, le avventure di vita ma non era possibile quindi l’ho accompagnato verso la morte cercando di calmarlo il più possibile e dicendogli che è stato grande fino adesso. Quando mi sono svegliata, dopo l’intervento, tutta la rabbia che io sentivo non c’era più. Questo nuovo cuore è bravo, è forte. È stato come accogliere una vita dentro di me”.
Martina ha ringraziato la persona che, “grazie al suo sì alla donazione degli organi” le ha permesso “di essere qui a raccontare e di iniziare a vivere. Io non so nulla della persona che mi ha donato questo organo, io l’ho chiamato, al maschile, Liam”.
L’INTERVISTA A VERISSIMO

Martina Nasoni, dopo il trapianto di cuore: “donare gli organi significa regalare vita”














