Non potranno scappare per sempre.Almeno alle telecamere delle Iene.Per la seconda volta fallisce il tentativo dell’inviato, Alessandro Politi di far parlare due manger tedeschi, condannati in Italia e liberi in Germania. Si tratta di Harald Espenhahn, ex amministratore delegato di AST e di Gerald Priegnitz, consulente finanziario della Thyssenkrupp.
Per il rogo alla AST di Torino, dove nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007 morirono 7 operai, sono stati condannati, rispettivamente a 9 anni e 8 mesi di reclusione e 6 anni e 10 mesi di reclusione. Al momento della lettura della sentenza i due dirigenti tedeschi si trovavano in patria.
Priegnitz, qualche parola l’ha detta del tipo “sono estremamente dispiaciuto per le famiglie”. Espenhahn, invece, ha continuato a correre e alle insistenti domande di Politi ha opposto il silenzio.Ha continuato a corre nonostante l’inviato del programma di Italia 1 abbia tentato più volte di sbarrargli la strada.Evidentemente più allenato, ha avuto la meglio e ha lasciato indietro il povero Politi, alle prese con un fiatone da paura.”Perché scappa? si fermi, non ci fermeremo mai”. Insomma , par di capire che le Iene torneranno in Germania.
Andando a riprendere la macchina Politi si imbatte in Lucas Espenhahn, il figlio dell’ex ad di AST.Lucas si ferma e accetta di parlare. “Per chi lavori, tu? Le iene? di nuovo”.”Lo capisco benissimo l’italiano – risponde Lucas -Non è vero che ha ucciso un sacco di persone – dice riferendosi al padre.E’ una questione di politica, questa”.
“Ma in Italia – aggiunge – si vede cosa significa essere un politico.Per me non è colpevole e io sono il figlio”.
Politi si sorprende che Lucas parli così bene l’italiano. “Perché io ce sò cresciuto in Italia, sono italiano quanto te, più o meno”. Lo dice con un evidente accento ternano.Del resto qui è cresciuto, è andato scuola, ha tanti amici.La cadenza, il nostro accento, lo ha conservato.
“Terni la conosci? Le acciaierie stanno lì.Semo (dice proprio così) cresciuti lì.Semo dovuti annà via per cose abbastanza evidenti, si vedeva che non era più stabile la cosa, non potevamo più stare in Italia, troppo pericolo”.
“Io mi vergognerei di quello che ha detto lui”, ha commentato Noemi Laurino, figlia di una delle vittime del rogo di Torino. E Antonio Boccuzzi, uno dei sopravvissuti:”qualcuno non può più correre, neanche scappare, gli è stato negato il diritto.Se avessero funzionato gli estintori – ha detto – io sono sicurissimo che si sarebbe spento quell’incendio”.
Insomma non furono fatte le manutenzioni necessarie a garantire la sicurezza degli operai. E’ stato mostrato un filmato sconvolgente,mai visto prima, girato dalla polizia scientifica, con i corpi carbonizzati delle vittime, in primo piano.
Se Espenhahn e Priegnitz sono liberi a casa loro non altrettanto è accaduto ai condannati italiani, 4, tutti in carcere, 2 a Torino e 2 a Terni:Daniele Moroni e Marco Pucci , sono reclusi nell’istituto penitenziario di vocabolo Sabbione dal 14 maggio 2016 quando la sentenza è divenuta definitiva. Dal giugno del 2017 hanno la possibilità di uscire dal carcere in orario prestabilito per raggiungere i rispettivi posti di lavoro.Devono rientrare entro le ore 18,30.
Daniele Moroni deve scontare una pena di 7 anni e 6 medi di reclusione.
Marco Pucci,deve scontare una pena di 6 anni e 10 mesi.
Quanto ai due dirigenti tedeschi. anche l’ultimo atto richiesto dalle autorità di Bonn, ovverosia la traduzione delle sentenze di condanna, è stato inviato. La sentenza, dunque, sarebbe eseguibile.
IL REPORTAGE DELLE IENE