I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari interrogano la giunta sulla sorte di una delle incompiute a Terni, “Il Tulipano”.
I due consiglieri sottolineano come l’Umbria meridionale, la provincia di Terni stiano perdendo “gli immobili – ma soprattutto la storia imprenditoriale e culturale- della ex Sangemini, la Sanfaustino, ma anche -tra altri- il fu centro benessere ex Messegue di Melezzole o, addirittura, il Teatro Sociale di Amelia e perfino la pregevole Villa Palma di Terni.”
IL TULIPANO
“A Terni città – scrivono Liberati e Carbonari – poi, spicca da ben 42 anni la storia non propriamente felice dell’edificio cosiddetto Tulipano, finito anch’esso per l’ennesima volta all’asta, con gravi pregresse responsabilità programmatorie – urbanistiche da parte di alcune Amministrazioni comunali. Il Tulipano resta un pessimo biglietto da visita per la città e per l’Umbria.”
Secondo Liberati e Carboni ”
è ben percepibile nel ternano il depauperamento ultradecennale di risorse umane e finanziarie che tocca anche il pubblico e, in particolare, le sedi locali della Regione Umbria, con
frotte di personale un tempo stabilmente a Terni e ormai da anni riassegnate altrove
, servizi regionali da tempo riposizionati nella sede centrale, con costi accresciuti per gli interessati e l’impoverimento certo della provincia di Terni, anche in termini di competenze sottratte al territorio;
è stata da tempo abbandonata la sede di Via Saffi, Terni, proprietà della Regione Umbria, pagando viceversa un costoso affitto al Comune di Terni per i locali ex CMM, ormai inadeguati e non del tutto conformi alle normative vigenti, in un contesto di totale degrado quale è quello di piazzale Bosco, con facciate deturpate e logore, salvo altro, senza parlare del degrado dell’altro edificio, collocato in centro, Palazzo De Santis, trionfo di umidità e muffe;
Terni, pur contribuendo quotidianamente e riccamente all’esistenza talora parassitaria della Regione Umbria, vede invece concentrate nelle sedi centrali tutte le sei direzioni regionali, ma anche 60 servizi su 62, oltre a posizioni organizzative di supporto, professionali, unità organizzative territoriali, nonché ben 181 sezioni su 189 (a Terni residuali 8, in tutto!), vagonate di uffici collocati volutamente solo nelle sedi centrali, molto diversamente dall’esempio di molte altre regioni, a partire dalla vicina Abruzzo, senza citare l’equilibrio organizzativo di quelle che hanno soli due capoluoghi di provincia, come Molise e Basilicata, senza citare l’assetto istituzionale peculiare del Trentino Alto Adige, etc.;
è evidente come la svendita politica del ternano prosegua da decenni grazie a consiglieri regionali inerti, interessati (alle proprie carriere) e/o culturalmente miseri, svendita favorita dal silenzio assordante di molti sindaci ternani, parlamentari umbri, etc., con un’integrazione socio-economica-culturale progressivamente venuta meno, una cesura netta nei redditi e nelle chances tra aree dell’Umbria, con squilibri inaccettabili e situazioni esplosive, come quelle ambientali, energetiche e sanitarie.”
LA POPOLAZIONE DI TERNI E PERUGIA
A quasi 50 anni dall’insediamento del primo Consiglio regionale -20 luglio 1970- un solo dato – secondo i due consiglieri del Movimento 5 stelle – illustra chiaramente la questione dell’Umbria a due velocità:
Perugia, 1970: abitanti 129.000;
Terni, 1970: abitanti 106.000;
Perugia, 2017: abitanti 166.000;
Terni, 2017: abitanti 111.000, gli stessi dal 1980.
LA REGIONE INTERVENGA E ACQUISTI “IL TULIPANO”
Nella loro interrogazione alla giunta regionale, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari chiedono
“quando intenda spostare almeno due direzioni su sei nel Ternano, con particolare riferimento a quella della Salute -nemmeno serve ricordarne i motivi- nonché dell’Energia/Ambiente -nessuna reale attenzione su questi temi, pur essendo Terni sede di una delle centrali di produzione energetica più importanti d’Italia, oltre a insistervi un’enorme area ammorbata dallo sviluppo incontrollato dell’industria novecentesca- indicando infine se intenda procedere all’acquisto in asta giudiziaria del c.d. Tulipano, con un progetto forte di trasformazione dell’immobile in centro direzionale pubblico, chiudendo finalmente una crisi di immagine e di contenuti durata oltre 40 anni, aprendo nuovi orizzonti di sviluppo, collocando in loco tutti gli uffici pubblici, eliminando sedi e sprechi inutili, restituendo ai cittadini l’idea di una Regione interessata alle sorti dell’Umbria meridionale ove dovranno pure essere riportati diverse centinaia di lavoratori pubblici regionali, finora scientemente e inutilmente concentrati tutti nelle sedi centrali.”