“È stata un’attività da manuale, la risposta immediata, in 12 ore, ad un fatto di sangue, segno che il sistema Carabinieri funziona”: così il colonnello Giovanni Capasso, comandante del Comando Provinciale dei Carabinieri di Terni nella conferenza stampa indetta per rendere noti i particolari dell’operazione che ha portato all’arresto di Kujtim Beli, operaio albanese di 60 anni, che ieri ha ucciso a colpi di pistola il connazionale Demir Hyseni di 49 anni. Importanti, ha detto, sono state le testimonianze che hanno dato indicazioni utili, il ritrovamento della pistola che è straniera e non risulta nella banca dati nazionale. L’assassino, giunto in Italia, a Bari, il 10 luglio, pensava che la vittima avesse avuto una relazione con la moglie, risalente al 2015 quando tutti e due abitavano a Terni, donna che nel frattempo lo ha lasciato andandosene in Germania. Ma secondo la testimonianza della moglie di Demir, Kujtim lo aveva chiamato al telefono la sera prima per farsi aiutare a trovare lavoro. Non è ancora dato sapere se lo straniero fosse arrivato in città proprio con intenzione omicida o se la cosa sia degenerata in seguito al diverbio avvenuto in strada. Fatto sta che subito dopo è ripartito dalla stazione alla volta di Bari. Qui giunto si è cambiato, gli abiti sono stati ritrovati dai militari in una busta di plastica, tentando di disfarsi dell’auto parcheggiata nelle vicinanze del porto, per far perdere le proprie tracce, vendendola ad un italiano. Proprio poco prima che si compisse la transazione l’albanese è stato arrestato dai militari di Bari allertati dai colleghi ternani.