L’assessore all’ambiente del Comune di Terni Mascia Aniello ha rassegnato questa mattina le proprie dimissioni.
“Dopo la seconda brutale aggressione verbale che, puntualmente in assenza del sindaco, ho subito da parte di un collega assessore solo per aver fermamente reclamato il diritto alla salute per lavoratori e cittadini ternani, si legge in una nota, ritengo non ci siano più le condizioni per andare avanti in Giunta, a Terni.
Ho voluto evitare fin qui strumentalizzazioni, posticipando a oggi la necessaria decisione di dimettermi irrevocabilmente dall’esecutivo comunale, senza peraltro aver mai ricevuto le scuse dell’interessato.
Reputo gravissimo che un uomo, tanto più una personalità pubblica, perpetri simili forme di violenza per imporsi contro una donna.
Questi episodi sono certamente parte dei quotidiani fenomeni di ordinaria follia machista che si registra tuttora in ogni ambiente, professionale e non solo.
A dispetto di tante battaglie, la parità resta una chimera: in questa società, una donna, anche con istruzione, cultura, esperienze equivalenti, deve ancora faticare il triplo solo per affermare un’idea, essere ascoltata, essere rispettata; invece un uomo, per scontato diritto di genere e a prescindere dai titoli, magari grazie a toni violenti, riesce generalmente a prevalere. Io dico no.
Non intendo far passare sotto silenzio e, quindi, avallare queste gravi prevaricazioni, perché se, nel merito, certe doverose battaglie per la legalità ormai proseguiranno senza sosta sul fronte giudiziario, nel metodo occorre che la nostra società evolva, altrimenti, persino dinanzi alle idee più innovative, non avremo futuro.
Sia chiaro che questo non è un passo indietro rispetto all’impegno civico sin qui assunto; è piuttosto un doppio passo avanti, sia come umile testimonianza per l’emancipazione delle donne, sfida mai davvero vinta; sia per la liberazione della città di Terni da un giogo opprimente, quello dell’enorme inquinamento siderurgico, mai sanzionato dalle Autorità.
Alle molte, troppe donne che, quotidianamente, subiscono in rassegnato silenzio ignobili soprusi, piccoli e grandi, portandosi dentro -per tutta la vita- cicatrici tanto invisibili quanto profonde; e alle molte, troppe donne che, come me, con un bimbo in grembo subiscono sopraffazioni, voglio ricordare che noi siamo infinitamente più grandi di questi piccoli uomini che, senza educazione. senza vergogna, inaugurano panchine rosse di ipocrisia, partecipano a convegni, salgono in cattedra, professando rispetto solo a parole. Quel rispetto che viceversa dovrebbe rappresentare il minimo sindacale di ogni relazione umana”.