Una giornata di ben-essere dedicata agli operatori penitenziari e intitolata: “Guarda il cielo e conta le stelle”. Perché il carcere non è solo tensioni, recriminazioni, criticità, ma anche desiderio di incontrarsi, ascoltarsi e ripartire con un senso di comunità più accentuato per provare a fare al meglio il proprio lavoro.
È quanto avvenuto ieri 18 settembre presso il convento francescano dell’Annunziata di Amelia: una rappresentanza di polizia penitenziaria, educatori, volontari è stata accolta e “nutrita” dai frati, “per cambiare aria e spostare la prospettiva”. Aprirsi al vissuto dell’altro, integrando i punti di vista, rende la visione più intelligente, meno parziale. Tutto ciò per rientrare meglio in un luogo di lavoro tanto affascinante, quanto duro, vivificando nella propria esperienza l’assunto kantiano “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.
L’ iniziativa è stata promossa dal cappellano della Casa Circondariale di Terni, Fra’ Massimo Lelli, e accolta con favore dal Comandante della struttura penitenziaria Fabio Gallo.
Tra gli interventi quello di padre Massimo Reschiglian che ha stimolato un feedback dei partecipanti sui temi della fatica e della speranza.
Quindi una riflessione del professor Fausto Dominici sulla crucialità dell’ “a riveder le stelle” nell’universo dantesco, per ritornare anche oggi a guardare il cielo, capendo meglio la terra, nell’opportunità di ricominciare.
Fra’ Andrea Frigo ha infine illustrato agli ospiti la volta celeste, rappresentata nel planetario del convento, mentre Padre Stefano Tondelli, nuovo direttore della Caritas di Terni , ha guidato il gruppo nella visita dei locali sotterranei.
“Giornate come queste – ha evidenziato il comandante Gallo – aiutano il personale del Corpo e tutti gli operatori che lavorano all’interno dell’istituto ad “uscire” dalle problematiche quotidiane e dal gravoso compito svolto nella difficile gestione intramuraria della popolazione detenuta. Questi momenti, oltre che per riflettere sulle attività svolte e acquisire maggiore consapevolezza sul lavoro ‘dell’altro’, fungono da volano motivazionale per affrontare con rinnovato vigore il compito affidato agli operatori penitenziari tutti. Esperienza – ha concluso il comandante – da ripetere presto.”