“Salvaguardare la Fabbrica d’armi di Terni sia nelle sue funzioni operative che nei livelli occupazionali”. La Lega Nord interviene sul caso del Polo di mantenimento delle Armi militari leggere, annunciando un’azione coordinata a livello regionale e nazionale volta ad assicurare una prospettiva al sito ternano.
“All’inizio 2014 lavoravano in Fabbrica d’armi 450 dipendenti – afferma il capogruppo regionale, Emanuele Fiorini – ma già alla fine dello stesso anno, per effetto di pensionamenti e la mancata sostituzione di personale civile, si contavano solo 300 effettivi. Le previsioni sono ancora più negative: alla fine del 2018 si scenderà ad un numero di 280 dipendenti circa, per arrivare a sole 150 unità entro il 2024. Una riduzione drastica che metterà a repentaglio la potenzialità produttiva del sito e, quindi, la capacità di supporto logistico alle Forze Armate, con il rischio di completa paralisi di ogni attività.
Vogliamo impedire tutto questo – spiega Fiorini – Abbiamo elaborato una strategia di interventi su due livelli istituzionali. Stiamo per depositare una mozione in Consiglio Regionale per spronare la Giunta ad occuparsi della vicenda e intervenire presso il Governo centrale per evitare il depauperamento del Polo. Tramite i nostri rappresentanti in Parlamento, in secondo luogo, abbiamo intenzione di presentare un documento che garantisca la salvaguardia del sito. Chiederemo, inoltre, un incontro al Ministero della Difesa, dal quale dipende la gestione della Fabbrica d’Armi”.
Conservazione e rilancio: questi i due capisaldi dell’azione della Lega Nord: “E’ necessario – aggiunge Fiorini – preservare tutte le maestranze, sbloccare il turn over ed effettuare assunzioni mirate in deroga ai blocchi di corso, in particolare di figure tecniche di seconda e terza area. In più occorrono un’immediata internalizzazione dei lavori appaltati all’esterno e forme di collaborazione e d’interazione con soggetti pubblici e privati per aumentare la presenza e il radicamento del Polo nel territorio. Infine vi è bisogno di una maggiore autonomia nell’utilizzo delle risorse recuperate dal ricorso all’istituto delle permute.
Un occhio di riguardo – conclude Fiorini – va riservato al Museo delle armi, nel quale sono conservati pezzi di importante valore storico, e che merita, anch’esso, di venire valorizzato e rilanciato”.